L'amicizia ebraico cristianaJacqueline Cuche
Presidente dell’ Amitié Judéo-Chrétienne de France Buonasera!
Vi ringrazio per l’invito, in particolare Federika e Tobias, e vi prego prima di tutto di scusare il mio cattivo italiano… Vorrei esporvi come nasce l’amicizia ebraico-cristiana e quale fu il ruolo di Jules Isaac in questa nascita ; poi anche, se ne ho il tempo, come va oggi il dialogo tra Ebrei e Cristiani. I La nascita dell’amicizia ebraico-cristiana Secondo me, si possono attribuire tre origini alla creazione dell’amicizia ebraico-cristiana, tre cose che si sono allora incontrate : - Da una parte : i numerosi incontri di ebrei e cristiani dal 1928, negli Stati Uniti poi in altri paesi anglosassoni. Dalla fine dell’ultima guerra, dopo la Shoa, questo gruppo ha deciso di organizzare un importante incontro nel 1947 in Seelisberg, un piccolo villaggio della Svizzera, sull’antisemitismo, per studiare come combatterlo. - D’altra parte, durante la guerra e davanti alla sorte orribile degli ebrei, molti cristiani, preti, religiosi e laici, molto scossi, hanno manifestato ai perseguitati compassione e solidarietà e organizzato dei soccorsi, rischiando la loro vita per cercare di metterli in salvo. Fra loro ci fu un famoso prete, il padre cappuccino francese, Maria-Benedetto, venuto a Roma nel 1943, che riuscì a salvare migliaia di Ebrei e fu dichiarato “Juste des Nations” (Giusto fra le Nazioni). L’ex Rabbino capo di Roma, Elio Toaff, che è morto purtroppo l’aprile scorso, scrive nella sua autobiografia che il padre Maria-Benedetto, dopo la guerra, invitato nel Tempio Maggiore di Roma, fece un memorabile discorso in cui ripeté più volte : “Amo gli Ebrei con tutto il cuore”. Per questi cristiani, la persecuzione contro gli Ebrei provocò come un risveglio della loro coscienza cristiana. - E in terzo luogo ci fu il ruolo di Jules Isaac, un ebreo francese, che fu molto famoso in Francia : professore di storia e ispettore dell’educazione nazionale, che scrisse prima molti libri di storia per i licei, per i studenti. Jules Isaac nasce nel 1877. Nella sua gioventù, aveva incontrato il grande scrittore cristiano Charles Péguy (che morì i primi giorni della « grande guerra »), un amico sempre fedele degli Ebrei, che aveva sempre combattuto l’antisemitismo, particolarmente durante l’affare Dreyfus, che lacerò la Francia alla fine del diciannovesimo secolo e nel quale quasi tutti i cristiani erano allora antisemiti. Charles Péguy no. Per parecchi anni fu lontano dalla fede cristiana della sua infanzia, ma quando la ritrovò continuò ad amare gli Ebrei e a prendere la loro difesa. Charles Péguy ebbe une grande influenza su Jules Isaac a cui comunicò la passione della verità e della giustizia. Durante la guerra, quando la Francia fu occupata dai nazisti, e apparvero le prime leggi razziali contro gli Ebrei, Jules Isaac fu rinviato dall’Educazione nazionale e l’antisemitismo si propagava ovunque senza incontrare molta resistenza. Jules Isaac voleva capire le cause di quell’antisemitismo, perché esisteva da così tanto tempo, e perché la Shoah nacque in un paese in cui la maggioranza della popolazione era stata battezzata e perché si propagava cosi facilmente in un’Europea cristiana. Si mise a studiare il Nuovo Testamento e fu allora molto sorpreso, perché scopri che la Chiesa dava sul giudaismo, sull’Ebrei, un insegnamento che non corrispondeva con ciò che leggeva, un falso insegnamento che era il contrario del messaggio del Vangelo. Come Charles Péguy gli aveva insegnato, Jules Isaac voleva affermare la verità, ristabilire la giustizia sul giudaismo, sulle relazioni di Gesù e degli Ebrei del suo tempo e sulle relazioni tra cristianesimo e giudaismo, come lui le aveva scoperte nella sua lettura del Vangelo. Questo falso insegnamento che la Chiesa aveva dato - Gesù aveva ripudiato la Legge, il giudaismo era la religione di un Dio severo, solo di giustizia ma non un Dio d’amore, un amore che solo Gesù e la religione cristiana insegnavano, tutti i farisei erano suoi nemici ed erano cattivi, tutto il popolo ebraico voleva la morte di Gesù, ecc. -, questo insegnamento, la Chiesa l’aveva dato durante tutta la sua storia ; ed è a causa di questo insegnamento che gli Ebrei non erano amati dai cristiani e addirittura rigettati. Jules Isaac chiama questo falso insegnamento della Chiesa « l’enseignement du mépris », l’insegnamento del disprezzo. E capisce una cosa che noi, cristiani, dobbiamo sempre ricordarci : questo insegnamento, questo disprezzo, questo « antigiudaismo », ha permesso, ha facilitato efficacemente lo sviluppo dell’ antisemitismo. Jules Isaac aveva cominciato il suo lavoro di lettura del Nuovo Testamento all’inizio della guerra e lo finisce dopo l’assassinio ad Auschwitz di sua moglie, sua figlia e suo genero, assassinati perché portavano il nome di « Isaac », come scrisse nel più famoso e importante dei suoi libri, Jésus et Israël. Nelle ultime pagine del libro aveva scritto numerosi Punti, numerose proposte per trasformare l’insegnamento della Chiesa sul Giudaismo e sulla lettura del Nuovo Testamento quando parla degli Ebrei. Nel 1947, come dicevo, alcuni Cristiani ed Ebrei (circa settanta) si sono incontrati a Seelisberg per tentare di capire che cose fosse l’antisemitismo terribile che si era manifestato nella Shoa e come combatterlo affinché non tornasse più, particolarmente presso i cristiani, nella Chiesa. La loro coscienza cristiana era scossa, toccata, ma non sapevano esattamente che fare, come fare. Quindi, quando Jules Isaac apprese che c’era questa riunione a Seelisberg, portò le sue proposte ai cristiani riuniti laggiù, e hanno scritto una carta, che si chiama « Les Dix points de Seelisberg », i dieci punti di Seelisberg, e che è la prima carta del dialogo ebraico-cristiano. Per noi, questi dieci punti sembrano normali, evidenti (Gesù era ebreo e anche tutti i primi cristiani, ecc.), ma, a quel tempo, erano molto nuovi. Era un nuovo insegnamento, un nuovo sguardo sull’ebraismo, un po’ come un risveglio dei cristiani, come se, fine a quell’ora, i cristiani fossero stati ciechi, sordi, davanti agli ebrei. Lo storico protestante Fadiey Lovski parla delle statue della Chiesa e della Sinagoga che sono su molte chiese, ad esempio le famose statue della cattedrale di Strasburgo. Sapete che la Sinagoga ha sempre gli occhi bendati. E Lovsky dice questa parola : “la Shoa ha fatto cadere la benda”. Allora i cristiani hanno potuto vedere la Sinagoga, come era davvero. Come dicevo, quei dieci punti sembrano normali, ma non sono certa che siano tutti veri per la folla, per la gente cristiana, anche oggi. Soprattutto i punti sulla Passione del Cristo e la responsabilità degli Ebrei, o il punto sull’errore che consiste nel valorizzare il cristianesimo e abbassare il giudaismo, o nel mettere in risalto le opposizioni tra le fede cristiana ed ebraica. Mi sembra che dobbiamo sempre ricordare il vero insegnamento del Vangelo e combattere l’antigiudaismo, presso molti cristiani e anche presso i preti stessi. L’anno seguente, 1948, Jules Isaac fondò a Parigi l’Amicizia ebraico-cristiana francese con alcuni amici ebraici (particolarmente Edmond Fleg, grande scrittore, poeta e riformatore del giudaismo francese dopo la guerra, e il Rabbino capo di Francia Jacob Kaplan) e amici cristiani, cattolici (Henri Marrou, Jacques Madaule, Jean Danielou, ecc.), protestanti (Jacques Martin, Fadiey Lovsky..) e ortodossi (Léon Zander). Altri gruppi nacquero in altre regioni e si sforzarono di convincere i cristiani a riformare, cambiare, le parole sull’ebraismo nei libri di catechismo, e di fare nascere amicizia tra gli Ebrei e i cristiani. Nel 1949 nacque l’amicizia ebraico-cristiana di Firenze, poi in Germania, Spagna, ecc. |
Sarebbe necessario parlare degli incontri di Jules Isaac con i papi :
Nel 1949, ci fu un breve incontro con Pio XII, cui diede il testo dei Dieci Punti di Seelisberg. Il papa decise solamente un po’ più tardi, nel 1955, di ristabilire la genuflessione nella grande preghiera del Venerdì Santo. Perché, durante questa preghiera per gli Ebrei (chiamati allora i « Giudei perfidi » !), che esiste dal settimo secolo, a differenza che in tutte le altre, non ci si metteva in ginocchio (e non si diceva amen). Ma soprattutto ci fu l’incontro, nel 1960, con il papa Giovanni XXIII, un incontro più lungo, ben più piacevole, più amabile, per chiedere la trasformazione dell’ insegnamento della Chiesa, e il papa, alla fine dell’udienza, disse a Isaac che aveva diritto a più della speranza. Infatti, il papa, che aveva già, l’anno precedente, soppresso la famosa parola « perfidi » nella preghiera del Venerdì Santo, chiede a un gruppo di teologi, sotto la guida del cardinale Bea, di preparare un documento sul giudaismo per il Concilio che voleva convocare. Mi sembra importante ricordare che oggi, l’11 ottobre, la Chiesa cattolica celebra la memoria di san Giovanni XXIII, che è anche il giorno dell’apertura del Concilio Vaticano II, e ricordare tutto ciò che egli ha fatto per il dialogo ebraico-cristiano, dando il primo movimento, la prima spinta che ha reso possibile tutto il seguito, e la prima apertura della Chiesa cattolica al mondo e anche al desiderio di riconciliazione, di comprensione profonda con gli Ebrei. Su questo punto, vorrei leggere una preghiera del papa Giovanni XXIII che fu trovata nei suoi documenti privati dopo la sua morte, una preghiera molto forte e stupefacente. La sua autenticità non è certa, ma secondo i grafologi era stata scritta dalla mano del papa stesso:“Siamo oggi coscienti che durante molti, molti secoli, i nostri occhi erano così ciechi che non eravamo più capaci di vedere la bellezza del tuo popolo eletto né di riconoscere nel tuo Volto i tratti dei nostri fratelli privilegiati. Capiamo che il segno di Caino è sulla nostra fronte. Durante i secoli, nostro fratello Abele era coricato insanguinato e in lacrime, per la nostra colpa, perché avevamo dimenticato il tuo amore. Perdonaci la maledizione che avevamo attribuito ingiustamente al loro nome di Ebrei. Perdonaci di averti crocefisso una seconda volta, in loro, nel loro corpo, perché non sapevamo ciò che facevamo”. Giovanni Paolo II e gli altri papi hanno fatto enormi passi sul cammino del dialogo, ma quel cammino era stato aperto da Giovanni XXIII. Conoscete la dichiarazione Nostra Aetate del concilio Vaticano II : Questa dichiarazione è stata votata esattamente cinquanta anni fa, nell’ottobre1965, alla fine del Concilio, ma Jules Isaac e anche il papa Giovanni XXIII erano già morti due anni prima e non l’hanno vista. Le parole sul giudaismo sono solo nel § 4 di una dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con tutte le altre religioni. Questo capitolo quattro è il primo testo dottrinale sul giudaismo di tutta la storia della Chiesa cattolica. Perciò, anche se non è perfetto, è molto importante e ha cambiato o dovrebbe cambiare tutte le parole sul giudaismo e sugli Ebrei. L’idea più importante è nella prima frase che dice che il legame tra giudaismo e cristianesimo è nel cuore del cristianesimo, che fa parte della fede cristiana stessa. Quindi è impossibile essere cristiano ed antisemita. Dopo questo documento molti altri sono stati prodotti dalla Chiesa cattolica, dai Papi, particolarmente dal papa Giovanni Paolo II. Di questo papa ricorderò quattro cose : il suo discorso di Mayence, nel 1980, quando dice che l’Antica Alleanza non era mai stata revocata ; sei anni dopo, la sua memorabile visita nel Tempio Maggiore di Roma (era la prima volta per un papa, dai tempi di san Pietro apostolo, e nel libro di cui parlavo Elio Toaff, che allora era il Rabbino capo e ha accolto il papa, racconta questa visita con una grande emozione, e il libro si intitola: “Perfidi Giudei, fratelli maggiori”, in ricordo di quella visita) ; la terza cosa è la domanda di perdono del grande Giubileo del Duemila, una memorabile Teshouva per tutte le colpe verso tutti gli uomini, e, fra loro, verso gli Ebrei ; e infine il suo viaggio a Gerusalemme, dove mise la domanda di perdono nel Kotel, il muro del Tempio. Ma ci furono anche dichiarazioni in altre chiese, per esempio nelle Chiese protestanti. Un testo importante è quello che avevano firmato più di cento chiese europee protestanti : “Église et Israel” (Chiesa e Israele), ma non è veramente studiato e neanche letto nelle Chiese protestanti. Forse perché molte di queste, mi dicono alcuni amici protestanti, commosse dal conflitto israelo-palestinese, sono troppo rivolte verso i Palestinesi per amare veramente gli Ebrei ; sia perché alcune, come le Chiese evangeliche, hanno ancora un po’ il desiderio della conversione degli Ebrei. Ma, fortunatamente, non è così in tutte le chiese protestanti. Per esempio, durante il convegno internazionale dell’ICCJ che Marco Morselli e il suo gruppo hanno accolto nel giugno scorso a Roma, ho sentito un professore valdese che ama e conosce molto bene il giudaismo e vuole il suo bene. E devo dire la verità : questi due problemi, il conflitto palestinese e la tentazione della conversione al cristianesimo, esistono anche presso i cattolici e dobbiamo sempre affrontarli ! Se lo permettete, vorrei vedere con voi per alcuni minuti la situazione attuale del dialogo. II Ma oggi come sta il dialogo ebraico-cristiano ? Come dico spesso : tutto dipende se guardiamo il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. - Ora guardiamo il bicchiere mezzo pieno : La Chiesa (cattolica e anche protestante) ha compiuto dei passi immensi e irreversibili nello sguardo e nell’atteggiamento verso il giudaismo. La Chiesa riconosce che Gesù era ebreo e anche tutti i primi cristiani. Che Gesù amava il suo popolo e non voleva abolire niente della religione ebraica. La Chiesa condanna l’accusa di deicida portata così a lungo contro il popolo ebraico, Condanna la teologia della sostituzione, Professa che Dio ama ancora oggi il suo popolo ebraico, Che non ha abolito le sue promesse al popolo ebraico, Che la prima alleanza è ancora valida e buona… - Ma, se guardiamo il bicchiere mezzo vuoto, vediamo molte cose che fanno ancora problema, che dobbiamo studiare, comprendere meglio : le dico rapidamente : 1) Penso che la prima sia forse la riflessione sulla Shoah e sulla responsabilità degli uomini, e in primo luogo della nostra, di noi cristiani, anche se la Shoa è stata programmata e prodotta dal paganesimo e non dal cristianesimo. Dobbiamo non dimenticare mai la Shoà e questa responsabilità, e capire quale ferita incurabile è per il popolo ebraico. 2) Un'altra cosa difficile per i cristiani è il legame tra il popolo d’Israele e la terra d’Israele. Questo legame è molto forte, molto antico, vecchio tanto quanto il giudaismo stesso, e inscindibile, come dice la Bibbia quando Dio promise di dare ad Abramo l’alleanza e una terra, e come dicono tutte le preghiere ebraiche di ogni giorno. 3) Un'altra cosa ancora è l’elezione d’Israele : che vuol dire “Israele è popolo eletto” ? L’elezione d’Israele è mal compresa, spesso giudicata con gelosia. Perché lui e non Io ? Tutti i popoli sono amati da Dio, dunque l’elezione d’Israele oggi non ha più ragione di esistere, e così via... Abbiamo l’abitudine di dire che noi, i cristiani, siamo il popolo di Dio. Ma allora significa che Israele non lo è più ? o sono due popoli di Dio ? Il papa Benedetto XVI diceva che tutti due costituivano di fatto l’unico popolo di Dio. Come comprendere bene questa parola ? 4) Una cosa che fa problema ed è difficile da capire per i cristiani è anche la relazione tra le due Alleanze : La prima alleanza e il Dio dell’Antico Testamento sono spesso considerati dai cristiani come un po’ inferiori alla nuova alleanza e al Dio di Gesù. Del resto spesso possiamo udire nelle chiese i preti o i pastori dire che Gesù ha portato il vero amore, che lui solo fa conoscere il vero amore di Dio per gli uomini. 5) Il compimento da parte di Gesù delle promesse e delle Scritture è spesso compreso intendendo che il loro senso vero e finale è dato solo da Gesù, dal cristianesimo, che tutta la verità è nel cristianesimo e che già l’abbiamo, noi che siamo cristiani. Vorrei raccontarvi una storiella : si dice che due amici, un ebreo ed un cristiano, stavano discutendo di questo compimento. Allora l’ebreo non dice più nulla, ma apre la finestra e chiede all’ amico : “Allora, il Regno di Dio è qui ? Veramente, lo vedi ? ” Dobbiamo, noi cristiani, confessare che non è qui ! dunque che il compimento è iniziato, compiuto da Gesù, che Dio già lo vede, ma anche che non è perfettamente compiuto, o piuttosto, come diceva già san Paolo, che solo l’ultimo giorno potremo vederlo, solo allora potremo conoscere la verità e vedere il regno di Dio (del resto ogni giorno diciamo nella nostra preghiera : “venga il tuo regno !”). Quindi dobbiamo dire che, come gli Ebrei, anche noi aspettiamo questo regno, come gli Ebrei dobbiamo lavorare per farlo venire più presto, per trasformare questa terra in una terra migliore, una terra di pace e di fraternità. E questa cosa, possiamo farla insieme, come due testimoni del Dio unico che ama gli uomini e vuole loro bene. 6) Ora, ed è l’ultima cosa che voglio dirvi: non solo noi cristiani dobbiamo amare i Ebrei, nostri fratelli maggiori, come diceva il papa Giovanni Paolo II, ma anche essere felici che siano ebrei, fedeli alla loro alleanza ed alla parola sempre vera del Dio che – lui - è sempre fedele e mai dimentica i suoi doni, le sue promesse. Il nostro dovere, di noi cristiani, è di essere buoni testimoni del Cristo, come quello degli Ebrei è essere buoni testimoni della loro alleanza e di tutte le promesse di Dio. La sorte finale degli Ebrei, la loro relazione con il Cristo non è affar nostro, non ci riguarda. Come dice il Vangelo di Giovanni, nelle ultime parole del Cristo a Pietro : “Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te ? tu seguimi !” Allora seguiamo ognuno il nostro cammino, ma con amore per l’altro, sapendo che, poiché il nostro Dio è l’unico, questi due cammini che vediamo come due, Dio, Lui, li vede come uno, e ci chiede di essere fratelli uniti e portatori di benedizione per il nostro fratello ebraico (o cristiano se siamo Ebrei) e per tutto il mondo. Jacqueline Cuche Presidente dell’ Amitié Judéo-Chrétienne de France |